mercoledì 12 marzo 2008

Marlene Kuntz @ Saschall 6.3.08



Quando Marlene ti invita a fare un viaggio con lei devi lasciarti andare, chiudere gli occhi e lei ti prende per mano con dolcezza, ti seduce con le sue danze voluttuose e ti veste con le sue melodie fino a fartele sentire tue… In fondo lo sai, conosci da sempre le sue intimità; eppure ogni volta che lei ti invita a penetrarle il brivido si rinnova. E stavolta parla d’amore, partendo dalle parole affilate di Nabokov. Poi si parte. “L’aria è più nebbia che altro” e Cristiano è un cristo bianco che suona acustico. Visioni nuove che ti catturano.



Per questo viaggio Loro ci vogliono concentrati e riflessivi. Basta Mischia Gaia e mescolamenti vari: composti sulle sedie l’unico movimento collettivo possibile sarà scuotere la testa quando il ritmo si farà più scalpitante. Ma all’inizio non c’è spazio per questo: la momentanea impressione cantautorale è incalzata dalla chitarra di Riccardo, dalla batteria di Luca. Ma chi siamo curiosi di ascoltare sono i nuovi compagni di viaggio: Saporiti a Arneodo: ora capisco cosa intendeva Riccardo con “è diverso da quello chi ci aspettavamo”, perché questo spettacolo è altro… Una Marlene da palcoscenico, ma anche viscerale ed emozionante. Come si fa a spegare cosa c’è e cosa manca? E’ una nuova immagine. Reinterpretarsi, inventarsi, travestirsi… spettacolo. E’ davvero “vivere il momento” musicalmente e rendere ciò che si vive, loro dicono. E’ riuscire a farlo rivivere, dico io. Finchè c’è voglia di parlare, c’è voglia di ascoltare. Almeno qua. Finchè c’è stimolo, c’è movimento. E poi c’è classe. Come si può rimanere indifferenti davanti all’arte? Davanti al coraggio di scardinare comunque vecchie posizioni, alla voglia di assumere nuove sembianze… per farci raccogliere un brivido in più. Riproporsi è stupire, come per rendere vivo l’amore. O proporre: parole grandi come quelle di Gaber o della PFM , che l’emozione per un verso vale tutto un concerto. E per emozionare bisogna saper emozionarsi.



Non solo UNO prende forma (come inaspettatata e incantevole musa), ma Bianco Sporco (anche Senza Peso) gode di nuova vita, per esempio grazie al violino di Arneodo.

“Ma questa è tutta poesia. Io ti sto mentendo. Vigliacco.” Perché Marlene ti seduce con l’inganno, ma poi ti aggredisce. “Ineluttabile”, “L’Esangue Deborah” e “Nuotando nell’Aria”, il colpo di grazia. Riconosci tutto, è un’onda che torna da lontano per strapparti con forza da quella sedia (grazie Riccardo per parlarmi con queste tue parole graffianti appese ad una melodia che sa immancabilmente rivolgersi a me). Tutto torna o tutto scorre, non so, ma è con lucidità che allenti la presa, concedendoti alla fiera; lasciando che ti scavi da dentro. E’ che la musica è bella non ti quando ti entra dentro, ma quando è come se uscisse da te. Perché io sono Marlene. Con la bellezza di Amen e tutto lo strascico del vestito. Lo strazio intacca la precisione lancinante delle note, in un’estenuante ammiccare alla perfezione senza mai afferrarla; rendendo quel bianco sempre un po’ sporco.

Io sono Marlene. “E l’amore, a quanto pare, è l’esponente migliore di questa unicità.

Irene Rossi

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