mercoledì 4 luglio 2007

Intervista ai Marlene Kuntz

Prato, parco di Galceti, BlackOut Fest

1° luglio 2007 4° edizione



E' dalla fine del sound check nel tardo pomeriggio di questa assolata giornata, l'ultima del Black Out Fest 2007, che ho strappato ai Marlene Kuntz, headliner della serata conclusiva, una mezza promessa per una breve intervista. Prima la cena, poi l'esibizione, in ritardo come ogni concerto che si rispetti, ed ho quasi perso le speranze. Girovago intorno al loro tendone/camerino senza riscuotere grande attenzione, e il “non ti prometto niente” sembra concretizzarsi sempre di più. Infine il desiderio di non lasciarmi scappare una chiacchierata con i tre musicanti di Cuneo e quel bassista un po' speciale che risponde al nome di Gianni Moroccolo, sopraffà il timore di essere inopportuna (in fondo il mio compito è di inviata speciale) e mi avvicino spavaldamente a Gianni che per l'appunto si è incamminato verso di me. Alla richiesta di qualche minuto per un paio di domande però, mi risponde che se ne sta andando e mi consiglia di chiedere agli altri tre; mi saluta affettuosamente e io mi dirigo verso Riccardo e Cristiano che stanno bevendo qualcosa. Mi presento timidamente e i due, nonostante la stanchezza e l'orario, mi concedono un po' di tempo. Svolazzo felice a prendere carta e penna e al ritorno si fanno trovare a sedere accanto, con una sedia vuota di fronte; mi sembra di trovarmi al cospetto di una mini commissione del tutto straordinaria; in effetti quella che deve superare una prova, in questa prima notte di luglio pratese, sono io.

E via. Si parte dal facile:

Perché non mi parlate un po' dell'ultimo lavoro?

Riccardo: - Quale, quello di panettiere intendi?

La sua faccia è seria e credibile come al solito e quella di Cristiano, (che sfoggia una fluente barba fascinosissima) si avvicina per aggiungere altri presunti “lavori” che i due svolgerebbero, come se non stessi parlando con due dei musicisti più famosi della scena nazionale. Mi rendo conto che i “cupi e acidi” artisti che mi siedono di fronte sono già partiti con piede ironico, inconsapevoli di essere al cospetto di una considerevole concorrente in fatto di scarsa serietà. Sto al gioco fingendo di prendere già appunti con aria interessata, poi sorrido e si comincia seriamente (o quasi).

R: Il nuovo album, che uscirà il 14 settembre, parte dall'ultimo disco per andare... non si sa dove. Comunque sarà sicuramente diverso dai precedenti. Siamo sempre noi, ma non sarà la parte due di qualcosa di già fatto. Inoltre ci sono state delle collaborazioni importanti che hanno lasciato il segno. Questa volta poi abbiamo lavorato soprattutto come compositori, mentre negli album precedenti eravamo più musicisti. Ci siamo alternati e ci siamo anche scambiati le parti a volte; siamo stati musicalmente più “esterni”, ci siamo reinventati. Poi abbiamo lavorato insieme per decidere come continuare; quindi non ci siamo comportati come quattro diversi elementi, ma abbiamo adottato una tecnica di composizione più aperta.

Per quanto riguarda la nascita e la scrittura dei pezzi come avete lavorato?

R: Alla prima stesura pensiamo io e Cristiano, cercando di sfruttare i nostri punti di forza: Cristiano inizia solitamente con la parte vocale, il testo, magari un giro di accordi; poi io, che invece non canto per dei buoni motivi, (ridiamo), penso ad armonizzare, orchestrare il pezzo. Ci metto la batteria elettronica, le chitarre, ecc... Spesso abbiamo creato più versioni di un pezzo.

Questo ultimo cd come si colloca rispetto all'ultima discografia? Segue le vostre ultime tendenze, più delicate, o è un po' più aggressivo?

R: Entrambe le cose, però prevalentemente delicato.

Cristiano si sveglia dal torpore che finora l'ha rapito, mentre Riccardo è un vero fiume di parole. Si avvicina per essere reso partecipe dell'ultima domanda davanti ai nostri sguardi mezzi rassegnati. Ripeto in modo conciso:

L'album...delicato o aggressivo?

C: (concorda) Delicato. E aggiunge, con aria relativamente credibile: E' post rock industriale, funky, free jazz noise di stampo newyorchese...

Io ridendo: Vai piano che se no non riesco a scriverli tutti... com'era il free jazz noise?

C: Di stampo newyorchese, è bello scriverlo così.

Gli da decisamente un tono.

C: L'importante è che tu scriva post rock industriale, l'hai scritto?

Certo.

C: Con venature post blues. (nomina altre cose che gli passano per la testa)... e seguendo il filone greco.

(scrivendo disperata) Ma perché mi prendete in giro, dai...

C: Ma no! Noi prendiamo in giro noi stessi!...I testi invece hanno un'attitudine free post punk con rimescolamento di genere anni'20. (Io rido per non piangere) Mi sono ispirato alla letteratura islandese, tradotta in italiano dall'ungherese ...perché fa la sua differenza...

Studio lingue, ne capisco l'importanza... È vero che avete fatto qualcosa con i Negramaro?

C: Sì, ho duettato con Giuliano a Cuneo, ma... come fai a saperlo?

Sinceramente non ricordo neanche chi me l'ha detto...

C: Comunque ci siamo incontrati al Fashion Style di Milano e siccome loro dovevano venire a Cuneo abbiamo detto: - Perché non facciamo qualcosa insieme? - Così quando sono venuti abbiamo cantato “La canzone che scrivo per te”. Chiaramente Giuliano che ha pochi capelli ha fatto Skin, (ridono) e io che ne ho tanti ho fatto me stesso.

So che è un discorso un po' seccante, però è una cosa di cui si parla spesso e non riguarda soltanto la vostra musica: dagli inizi a ora ci sono stati dei cambiamenti significativi...

tutti e due guardandosi: Che scatole..!

Infatti, glissiamo tutto ciò e spezziamo una lancia a favore dei nuovi lavori: in che modo vi rappresentano?

R: Noi siamo musicisti che compongono la musica che suoniamo. Ci lasciamo influenzare da quello che ci circonda, da sensazioni che si coagulano fino a diventare movimenti delle dita, che quindi si trasformano in note. Sviluppiamo delle idee musicali in base a come ci passano per la testa, prediligendo la spontaneità, anzi direi lo spontaneismo! Ho inventato una nuova corrente...

C: Riccardo può fregiarsi del titolo di iniziatore del movimento dello spontaneismo!

(segue uno scambio di battute su eventuali nuovi movimenti)

R: ...per tornare al discorso, la musica è frutto di un momento, quindi gli ultimi lavori ci rappresentano perchè sono quello che ci gira per la testa; per questo anche sono diversi dai primi.

Una cosa particolarmente bella che vi ricordate di tutti questi anni di lavoro?

(ci pensano)

C: Una rosa che ho ricevuto poco tempo fa in camerino da un anonimo.

Ma è una cosa bellissima...

C: Non sai quanto ho fantasticato sopra quella rosa...

Se lo fai per ruffianeria, ci stai riuscendo benissimo, se è la verità è una cosa dolcissima!

C: È la verità!

È una cosa così preziosa che non vorrei quasi scriverla...

C: Perché? Invece scrivila...

Sai che ho sempre pensato che sarebbe stato bello fare una cosa del genere? Per quei pochi artisti davvero speciali, naturalmente... che hai nel cuore... tipo voi in effetti...

C: (sorridendo) Grazie!

Ma adesso temo che non susciterebbe più lo stesso effetto...

C: In realtà potresti fingere di essere di Salerno, e una volta che torniamo qua tu lo fai così io non saprò che sei tu...

(ironicamente) Potrebbe essere un'idea! ...Altre cose belle?

R: (verso Cristiano) Inventatene un'altra...

C: (ridendo) Ma è vero!

Una cosa meno bella invece? Una delusione? Sarà capitata...

C: (si tocca il mento, visibilmente pensieroso, ma scuote la testa poco credibilmente) No...

R: In realtà abbiamo avuto tante soddisfazioni! Ci siamo da sempre trovati nonostante le diversità di gusti musicali e ha funzionato subito, è venuto fuori in maniera spontanea. Quello che sembrava bello poi ha funzionato! Ci siamo messi a suonare rock moderno cantato in italiano, che allora era una cosa particolare... poi il modo di scrivere di Cristiano è particolare, i suoi testi sono un po' incomprensibili...

(guardo Cristiano ridendo) ...io veramente li capisco benissimo!

C: (ridendo a sua volta) Ecco, per questo ti meriti un bacio!

R: Va be'...era comunque una cosa abbastanza nuova, eravamo in pochi a farlo. Ci siamo ispirati notoriamente a band come i Sonic Youth... In Italia c'era Vasco Rossi, che però non era il tipo che ci piaceva musicalmente. Così abbiamo scelto un nostro stile e abbiamo praticamente aperto un filone. L'unico rammarico forse è quello di non essere riusciti ad andare all'estero. Artisti stranieri con cui abbiamo lavorato come Skin, Rob Ellis, Van Vugt (Victor, che ha lavorato anche con Nick Cave, ndr) tante volte ci hanno detto che avremmo potuto lavorare all'estero.

Ma non è così facile...

R: Infatti ci sono troppe difficoltà. L' Italia è naturalmente lo sbocco naturale cantando in italiano, anche se abbiamo testi inusuali...

E' buffo che tu definisca i vostri stessi testi inusuali...sono vostri!

R: È che mi hai chiesto di guardare indietro, attraverso la nostra carriera, allora sto facendo una volo d'uccello sul passato cercando di guardarci dall'esterno...

C: Gli hai chiesto il volo d'uccello?

(risate)

R: Comunque, la difficoltà maggiore viene sicuramente dai testi.

Quindi è più perché avete incontrato degli ostacoli o perché in fondo non vi siete mai spinti abbastanza?

R: Entrambe le cose che hai detto. In realtà ci siamo un po' accontentati. Magari se avessimo incontrato qualcuno che ci avesse aiutato in quel senso... perché ci vogliono assolutamente appoggi. È capitato ai Litfiba per esempio con i francesi; hanno avuto le conoscenze e ora sono molto famosi anche in Francia. Invece noi in Italia abbiamo incontrato Moroccolo e da lì è partito tutto. Ma all'estero...

Da quando avete cominciato a suonare a adesso, cosa è cambiato in voi? Da giovani avrete avuto certi ideali, sono rimasti i soliti? Avete dei rimpianti?

(guardandosi) C: Siamo vecchi?

Dai, intendevo: da quando eravate dei pischelli con la chiatrra in mano per le prime volte, quali sono state le vostre evoluzioni?

(i loro sguardi rivelano pensieri che sicuramente non sono esprimibili in poche parole)

R: Certamente all'inizio c'è l'intransigenza da adolescenti, poi uno pian piano si apre. Ci sono le varie fasi di quando sei inquadrato in uno stile ben preciso, tipo i metallari ed i relativi sottogruppi (sorridendo, mentre Cristiano si alza per andare a vedere non so cosa) Poi, almeno parlando del mio percorso, oltre alle influenze che già sai (Sonic Youth, Einstürzende Neubauten,... ndr) arriva il jazz, il cantautorato italiano, ma anche i Low, un gruppo americano pesantissimo, Depeche Mode, De Andrè o Michael Nyman per quanto riguarda la musica classica contemporanea, o Steve Reich (considerato uno dei padri americani del minimalismo, ndr). Insomma siamo arrivati ad avere una visione musicale a 360°.


Penso che possa bastare per un'intervista strappata ad un'ora inusuale, in mezzo ad un parco con un'inviata decisamente di parte...Ringrazio Riccardo e vado a ripescare Cristiano che ha disertato prematuramente; non intendeva perdersi la fine, ma l'ha fatto e deve pagare pegno: gli ho strappo una promessa alquanto bizzarra...ma che per discrezione , rimarrà nel nostro immaginario...


Irene Rossi

2 commenti:

Old ha detto...

ciao irene, l'intervista avresti potuto metterla sul blog della radio!!!!
Per il futuro, ma poi ci conosceremo alla riunione, potremo sviluppare un lavoro di equipe in casi come questo.
Sempre che tu lo voglia, naturalmente.

ciao, alessandro

Irene ha detto...

si può sempre ripostare, o fare un bel link...
stasera non ci sono purtroppo! Ci risentiamo vai...
ciao ciao!